Il futuro dello smart working

18/11/2021

 

Come stiamo lavorando e come lavoreremo?

 

ANGELICA GIOMI

 

 

In presenza, da remoto, ibrido o flessibile, non esiste una modalità di lavoro adatta a tutti i dipendenti dei diversi settori.  Questo è ciò che emerge da un sondaggio rilasciato da Okta, azienda impegnata nel fornire soluzioni per salvaguardare l’identità digitale. La ricerca, dal  titolo “Il futuro dello smart working”.Nella ricerca, condotta da Censuswide da aprile 2020 a giugno 2021 con lo scopo di capire il punto di vista degli impiegati. I dati sono stati raccolti coinvolgendo diecimila impiegati di otto paesi europei (Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera e UK) e  rappresentanti di 12 settori industriali. Il quadro che ne emerge, mostra come la pandemia abbia innescato una rivoluzione nelle dinamiche del lavoro che dischiude diversi scenari possibili accomunati dal fatto che ogni lavoratore ha esigenze diverse.

 

 

Se è vero che lo spazio lavorativo non è più strettamente definito dallo spazio fisico dell’ufficio, ci sono ancora molte realtà dove lavorare da remoto non è possibile o preferibile e la stessa cosa vale per l’orario di lavoro.  

In Italia lo studio è stato condotto su 1003 impiegati, di cui 482 donne e 521 uomini appartenenti a diverse fasce di età e, sebbene solo il 22% degli intervistati italiani preferirebbe tornare in ufficio a tempo pieno, mentre la maggioranza (42%) opterebbe per un lavoro ibrido o flessibile, la percentuale varia molto a seconda della fascia di età presa in esame e del settore di appartenenza

Data la possibilità di lavorare completamente in smart working, e quindi idealmente anche in luoghi molto lontani dall’azienda di appartenenza, il 62 % degli impiegati italiani rimarrebbe dove si trova, ma ben il 53% degli appartenenti alla fascia 16-34 anni si trasferirebbe altrove.

 

 

Viceversa l’orario lavorativo tradizionale sembra essere più apprezzato dai senior, con il 52% dei lavoratori nella fascia sopra i 55 che preferisce lavorare negli orari canonici, contro il 66% dei giovani che rivendicano la possibilità di decidere quando lavorare e da dove.

Le aziende, per essere competitive e attrarre talenti, dovranno a loro volta essere flessibili. Sono ancora molte le imprese italiane impreparate a gestire la sicurezza informatica, con il 39% che utilizza le sole password e solo il 13% che usa i dati biometrici. Ma per massimizzare la produttività sarà necessario permettere alle persone di lavorare nella modalità preferita ed esprimere al meglio il proprio potenziale. Per questo le aziende dovranno sia ripensare l’assetto degli uffici fisici, sia dotarsi di infrastrutture tecniche e di sicurezza per supportare una forza lavoro distribuita geograficamente. 

 

 

Autore

Claudio Benedetti

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